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I granuli ottenuti dal riciclo del plasmix buoni anche per la stampa 3d

La filiera toscana del riciclo del plasmix (o meglio della sua componente poliolefinica) sbarca anche nel mondo della stampa 3d. In occasione di Ecomondo infatti Revet ha presentato la “flotta” di barchette stampate in 3d e battente la doppia bandiera Revet-R3direct, che costituisce uno dei primi esempi al mondo di stampa 3d da granulo poliolefinico proveniente da riciclo degli imballaggi in plastica mista delle raccolte differenziate toscane. Finora infatti la tecnologia 3d ha sviluppato in particolar modo solo la stampa da filamenti, quasi sempre a matrice  PLA o comunque monopolimeri vergini.

La scelta di Revet e R3direct va invece in direzione diversa: cercare di nobilitare la frazione plastica delle raccolte differenziate più difficile da riciclare: il plasmix appunto. 

In questi giorni Revet Recycling  e R3direct hanno quindi siglato un accordo finalizzato ad avviare un percorso di ricerca e sviluppo sulle potenzialità della stampa 3D con l’utilizzo di plastiche riciclate per individuare una nuova generazione di semilavorati (filamenti e/o granuli) e prodotti finiti.

Revet Recycling è controllata al 100% da Revet e dal 2013 ricicla la componente poliolefinica delle plastiche miste delle raccolte differenziate toscane, producendo profili per l’arredo urbano e granuli adatti alla stampa (a iniezione, ma adesso pure in 3d) di manufatti anche di alta gamma.

R3direct
 è una start-up innovativa con sede in provincia di Lucca. Lavora nel settore dell’economia circolare, ed utilizza tecnologie di stampa 3d di grande formato per la produzione di oggetti durevoli in plastica riciclata post consumo. R3direct nasce dall’incontro del designer Stefano Giovacchini e l’azienda di Reverse engineering Cresco LAB (Marco Paganucci e Cristiano Cavani).ecomondo2

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